Sulla homepage di Virgilio campeggiava questa domanda: "Parlare al cellulare fa male al cervello?" Beh.. dipende dalle stronzate che dice chi ti sta parlando.
Posto che mi tocca stare in questo posto, dove tutto mi sembra fuori posto, dove nemmeno io mi sento a posto, apro il blog e posto. Tu che faresti al mio posto?
Spaccati reali di quotidianità torinese: episodi raccontati, conversazioni ascoltate, scene vissute...
Una sera di giugno come tante, C. stava passeggiando per le vie del quartiere in cui era sempre vissuto. Passando vicino ai giardinetti si sentì chiamare dal gruppo di ragazzi che stavano cazzeggiando su una panchina.. "Ehi Filox!! Com'è?! Dai vieni qui, facci ragionare!" C. sorrise e si avviò verso di loro. Filox.. lo chiamavano così perchè era laureato in filosofia, ma nella società degli sms e delle k che vorrebbero soppiantare le ch, una bella abbreviazione di filosofo ci stava tutta. Passati i saluti, le battute e le parole di rito, Filox si mise a parlare del tempo. Ma non delle nuvole, del caldo o della pioggia.. parlò del concetto di tempo, del tempo circolare o lineare, di come veniva concepito in certe culture orientali piuttosto che occidentali, accompagnandosi con un po' di birra e mille sigarette. Loro lo ascoltavano come sempre, affascinati, pur non capendo bene molte delle cose che diceva. Ma quello era Filox e farsi una chiaccherata con lui era diverso da farsela con gli amici di tutti i giorni e, in un modo o nell' altro, ti faceva davvero ragionare. Quando finì di parlare ci fu un attimo di silenzio, in cui tutti erano ancora presi dai loro pensieri e Filox li osservava con la sua faccia sorniona tirando l'ennesima boccata di fumo. Poi il rumore di una zip.. uno dei ragazzi si chiuse la felpa, si alzò, si sistemò il cappello in testa e, guardando tutti con aria assorta, disse: "bon.. il tempo è tempo... basta che non mi rompe i coglioni..." E salutando, se ne andò.
Sono tutto e il contrario di tutto.. splendido nella mia normalità anormale, amorale, umorale, maniacale e manicomiale.
Cosa metterò in questo blog? Ciò che mi passa negli occhi, nella testa, nella memoria.
Quando scriverò in questo blog? Saltuariamente, magari sempre o forse oggi e poi mai più